Un altro esempio della eccezionalità della documentazione ercolanese, è costituito dai circa 300 scheletri rinvenuti nel 1980 in nove dei dodici fornici che si affacciavano sull’antica spiaggia, probabilmente utilizzati come magazzini o ricoveri per barche.
Gli oggetti rinvenuti accanto alle vittime ci raccontano di come ciascuno avesse portato con sé le cose più preziose, gioielli, cesti e borse con monete, salvadanai, chiavi di casa, ma anche amuleti e strumenti da lavoro, tra cui un incredibile set da chirurgo. Chiaramente speravano di poter tornare un giorno nelle loro case o di potersi rifare una vita altrove.
Le vittime sono donne e uomini, sia giovani che anziani, padroni e schiavi, tutti ugualmente ammassati nella speranza di salvarsi. Questo gruppo di scheletri costituisce un campione antropologico di assoluto rilievo, essendo costituito da individui di diverso sesso ed età, vissuti nel medesimo periodo e contesto storico e morti nello stesso momento, restituendo moltissime informazioni per la paleopatologia.