
Canale fognario nell’Insula Orientalis II di Ercolano indagato dall’Herculaneum Conservation Project (foto hcp)
Accanto alla rete fognaria principale, che interessa buona parte delle strade dell’antica Ercolano, troviamo nell’Insula Orientalis II una grande fossa settica (collettore) lunga oltre 85 m, larga 0,80 m, con un’altezza compresa tra i 2 ed i 3,5 m.
Il collettore era utilizzato per raccogliere i residui liquidi e solidi delle abitazioni e delle botteghe del caseggiato della Palestra che aveva ben tre piani con cucine e latrine poste sempre nella stessa posizione collegate al collettore tramite vere e proprie colonne fecali realizzate con tubuli di terracotta inseriti nello spessore dei muri portanti. Questa fossa settica non presenta collegamenti alla rete fognaria e pertanto doveva essere periodicamente ripulita dal materiale che vi si accumulava.
Gli scavi archeologici dei residui presenti al suo interno al momento dell’eruzione del 79 d.C. hanno permesso il recupero di una notevole quantità di vasellame in terracotta, lucerne e vetri che, una volta rotti, venivano gettati nella fogna attraverso gli scarichi.
Sono stati raccolti anche 700 sacchi di sedimento organico formato dagli escrementi umani e dai resti di pasto che dalle cucine erano buttati nella fognatura.
Gli studi condotti su un campione di circa il 10% di sedimento hanno permesso di identificare almeno 94 piante, ma anche una ricca fauna con vari piccoli mammiferi, 2 uccelli (gallina e oca), 73 pesci e 31 tipi di molluschi. I resti archeobotanici sono stati ritrovati carbonizzati e anche mineralizzati, sia pur in quantità molto limitate. Il materiale carbonizzato è in gran parte formato da noccioli di olive insieme con altri semi di frutta (fichi, mele, pere, more), semi di erbacce e gusci di frutta secca. Sono poi state identificate nove tipi di erbe e condimenti: pepe nero, aneto, finocchio, coriandolo, sedano, menta, papavero e lino.
Accanto a questi sono stati recuperati numerosi frammenti di gusci d’uovo, la cui frequenza rivela che le uova avevano un importante ruolo nella dieta degli Ercolanesi.
Ricchissimi sono anche i resti di ittiofauna che comprendono le lische di più di 50 specie di pesci, quasi tutti ancora presenti oggigiorno nel Golfo di Napoli e nel mar Tirreno, come occhiata, orata, sarago, sardina, acciuga, sogliola, grongo e murena, sgombro, tracine, gallinelle, aguglia, castagnola, scorfano, cefalo, razza, palombo. Si è anche capito che erano presenti soprattutto pesci di piccole dimensioni, quindi più economici, come era possibile attendersi in un isolato popolare fatto di piccoli appartamenti e botteghe come quello servito dalla fossa settica.
Accanto a questi erano presenti tutta una serie di piccoli oggetti che devono essere caduti o gettati via per sbaglio nella fossa settica come pedine per il gioco, aghi, spilloni, monete, anelli, gemme, lucerne che ci raccontano importanti aspetti della vita quotidiana di Ercolano subito prima dell’eruzione.
Visto il contesto di scavo non poteva mancare la scoperta di ossa di topo, che sono da sempre assidui frequentatori delle fogne.
